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Racconti quotidiani dalla strada: se ne vedono di tutti i colori!

Racconti quotidiani dalla strada: se ne vedono di tutti i colori!

IL RACCONTO DI UN AUTISTA CHE DESCRIVE ALCUNE DELLE STRANEZZE CHE TUTTI I GIORNI SI TROVA A DOVER VEDERE NEL SUO LAVORO: C’È DA RABBRIVIDIRE!

E’ insolito che in una rivista si dedichi dello spazio alla voce di un autista, ma ho questa grande opportunità e così mi trovo a scrivere, cosa a cui non sono abituato. Mi piacerebbe poter raccontare i particolari delle mie lunghe giornate sul camion, dei sacrifici quotidiani e delle ore passate da solo sulla strada, ma lo spazio a disposizione è ovviamente limitato, così preferisco concentrarmi sul racconto di qualche fatto particolare di vita quotidiana, al fine di far riflettere i lettori sulla serietà delle aziende che operano in questo settore e sulle condizioni in cui versano molti miei colleghi con cui condivido la strada.

In tanti anni di lavoro sono venuto a contatto con molte persone ed ho potuto ascoltare tante storie diverse, tutte accomunate dal compimento dei medesimi sacrifici: la giornata di un autista comincia presto, molto presto e la strada da percorrere fino a sera è tanta, in tutti i sensi. Non c’è nulla di ripetitivo nel nostro lavoro, solo l’orario della sveglia al mattino e più o meno quello in cui si finisce di lavorare, almeno per me che ho la fortuna di sapere a che ora finisco. Già, perché non è così per tutti…

Nel mese di gennaio scorso, una mattina mi sono fermato intorno alle 05:30 a prendere un caffè all’Autogrill di Fino Mornasco, prima di continuare il mio viaggio verso Piacenza. Al bancone ho incontrato un altro autista che mi ha raccontato di aver cambiato da poco lavoro per un nuovo posto, presso una ditta che gli consente di viaggiare di più, giorno e notte (sembrerà strano, ma a noi autisti piace guidare e viaggiare!). Così mi racconta che quel giorno doveva andare a Lecce per effettuare una consegna, prendere un nuovo carico per poi ritornare a Como la sera successiva per la consegna e lo scarico dello stesso. A questo punto gli ho chiesto come potesse fare tante ore di guida tutte insieme e lui mi ha confessato che la ditta gli impone di guidare dalle 10 alle 16 ore al giorno, dotandoli di una “doppia” scheda – ovviamente illecita – per la registrazione degli orari di guida… Sono rimasto basito; certo gli ho fatto i complimenti per la scelta coraggiosa e per la forza di volontà che dimostra (ce ne vuole tanta per guidare così tante ore al giorno), ma ho pensato alla follia di far guidare gli autisti così tante ore senza far rispettare i riposi: ecco perché ci sono gli incidenti in strada! Intimamente ho pensato che aziende come la sua dovrebbero chiudere.

Qualche giorno dopo mi trovavo in Svizzera interna e dopo una intera giornata alla guida, sentivo il bisogno di rilassarmi facendomi una doccia. Per noi autisti, non è sempre facile trovare posto nei parcheggi dedicati ai camion, infatti in quel caso varie aree di servizio erano piene ed ho dovuto rimandare la mia pausa fino al momento dello scarico della merce presso il cliente. Lì ho approfittato dei loro bagni per potermi lavare, ma, spiacevole sorpresa, una volta entrato nei servizi ho visto che era stato rubato il soffione della doccia ed il tubo flessibile! Ho chiesto al responsabile dei bagni, il quale mi ha detto che moltissimi autisti dell’est Europa, pagati pochissimo e sfruttati fino al limite, rubano qualsiasi cosa trovino nei servizi pubblici, per portarseli a casa. Anche in questo caso ci sono rimasto di stucco: ho pensato in quali condizioni possano vivere quegli autisti, ridotti a rubare le cose più strane pur di risparmiare qualcosa… Per fortuna la mia situazione è diversa e con la spesa di pochi franchi mi sono poi fermato in un’area di servizio a pagamento e sono riuscito a lavarmi, ma, nonostante la doccia, mi è rimasto addosso un velo di tristezza.

Quasi in coincidenza con questo fatto avevo conosciuto un autista rumeno col quale ci eravamo trovati a parlare delle stranezze che si scoprono facendo il nostro mestiere. Purtroppo per lui, quelle anomalie lo riguardano direttamente: guadagna 900 euro per 6 settimane consecutive sul camion, si lava solo nelle aree dove i bagni sono gratis e mangia solo pane a fette, fritto e impanato con uova e paprica sia a pranzo che a cena. Se ne prepara una grande scorta prima di partire e ne cucina di nuove quando si ferma nelle aeree di sosta con un fornellino a gas al bordo del camion, le mette in un sacchetto e ricomincia a guidare. Ha a disposizione 100 euro per 6 settimane e gli devono bastare… il velo di tristezza si trasforma in arrabbiatura pensando allo sfruttamento della categoria. Si, certe aziende non dovrebbero poter esistere!

Ma la cosa che mi ha profondamente sdegnato è stata la confidenza di un mio amico, autista come me, che mi ha raccontato che si vede costretto a fare uso di sostanze stupefacenti per poter reggere i ritmi di lavoro imposti dall’azienda. All’inizio mi sembrava quasi un racconto del genere pulp, tipo “mafia, droga e sangue”, ma purtroppo si tratta di una triste realtà: gli autisti sono costretti a viaggiare intere settimane con soste brevissime, di poche ore e per rimanere svegli i datori di lavoro consigliano le sostanze da assumere per poter guidare giorno e notte senza accusare la stanchezza, al fine di accaparrarsi clienti con offerte di trasporti a prezzi superscontati.

Il mio racconto delle follie viste e vissute in prima persona finisce qui, perché voglio accennare anche alla fortuna che mi riguarda: esistono anche delle aziende come la mia, che offrono agli autisti delle condizioni di lavoro eccellenti e consentono, anzi li obbligano al rispetto delle pause e dei riposi; aziende nelle quali la “persona” vale in quanto tale e non perché sia solo fonte di profitto.

Lavoro tanto, è vero, ma per fortuna sono tenuto a rispettare le regole di questo lavoro, effettuo regolarmente le pause di riposo, non sono mai stanco alla guida ed in caso di problemi, non ho nessuna difficoltà ad avvisare i miei superiori per giustificare un ritardo dovuto all’applicazione della regola della ”prudenza” sulla strada.

Il nostro mestiere ci porta a passare tante ore sul camion, da soli, in tutte le stagioni dell’anno, ma le condizioni di lavoro poste dall’azienda per cui si lavora possono far amare o meno la strada… Personalmente io ho il vanto di amare il mio lavoro!

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